In Alaska l’incontro tra Putin e Trump ha chiaramente evidenziato un enorme cambio della rotta diplomatica internazionale già evidente da tempo. L’Occidente non esiste più, anzi con ogni probabilità, quel paradiso di diritti e civiltà e non è mai esistito.

why always them?

Caos

La capacità performativa della diplomazia nelle enormi tarantelle geopolitiche che ormai sconquassano il globo ha difatti la valenza di un profilattico bucato. Il mondo nel suo divenire storico sta difatti dimostrando l’inefficacia dell’ideologia, dei valori e del quieto vivere. Putin va a casa di Trump, parlano, e dell’Europa tengono, giustamente, considerazione alcuna. A Macron brucia il culo, e inizia a chiamare il Cremlino per conto proprio, provando a bypassare Bruxelles e Washington. Nel mentre la carneficina a Gaza continua nel più crudele e grottesco dei modi, tipico di chi assetato di violenza ha perso quasi ogni forma di contatto con la realtà, e le piattaforme di e-commerce cinesi continuano a ridurre noi utente a meri dati da analizzare solo per lucrare su una manodopera per la quale riesco a provare solo pena. Cosa dunque si evince?

Abbiamo da sempre frainteso cosa gli Stati Uniti fossero:

abbiamo ingenuamente creduto alla retorica americana fatta di esportazione della democrazia, di un capitalismo felice, di pubblicità, rap, college fighissimi, sbarchi sulla luna, film audaci, di costituzioni equilibratissime senza possibilità alcuna di despotismo. Eppure Trump vira sempre più verso l’autarchia, convincendo milioni di persone che la sanità pubblica più che dovere statale fosse un tentativo di politica stalinista, e ora fa patti con quello stato che per un secolo intero era stato descritto come il diavolo.

E se l'America non fosse Broadway, ma una teenager bifolca pronta a farti esplodere la faccia?

Abbiamo sottostimato o sovrastimato la Russia:

Abbiamo fatto di Putin un pazzo, in realtà ha solamente fatto ciò che prime di Stalin facevano gli zar: ha fatto il russo. Conscio dell’enorme disponibilità di risorse, ha iniziato una guerra per sfinimento, che se non fosse stata vinta, avrebbe portato ad un pareggio fuori casa per cinque reti a cinque, quando ancora nelle coppe i gol in trasferta nelle partite andata e ritorno contavano qualcosa, muovendo migliaia di uomini come pezzi di carne.

Il Khabib Nurmagomedov della politica internazionale.

Abbiamo ingenuamente creduto al sogno Europeo:

Ancorati ad un retaggio di una nuova belle époque post 1989, abbiamo difatti creduto che ad una nuova pax augusta, senza conflitti in Europa, né ideologici, né militari, viziati dalla superbia e dallo snobismo dei nobili decaduti, soliti raccontare la magnificenza di ciò che un tempo furono. Eppure mentre eravamo impegnati a tesserci lodi di civiltà e raffinatezza, mentre i nostri governi e le nostre società civili rivaleggiavano nelle sedi dell’istituzione europee, permettevamo genocidi nei Balcani e in Africa, e permettiamo genocidi in Palestina, pronti poi un giorno a decifrare i nostri sensi di colpa da un’analista.

E se Orwell fosse più vicino di quanto credi?

Ora chiedo a te, 1984, Il signore delle mosche o La svastica sul sole sembrano davvero così lontani? O meglio, la distopia è davvero così lontana? È giusto interrogarci, ed in qualche modo, correre ai ripari.

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