La Pimpa, il celebre personaggio creato da Altan, è stata la protagonista dell’infanzia di intere generazioni. Oggi, in un contesto del tutto inaspettato, sta diventando anche un simbolo della sinistra politica, almeno secondo i social.
Un’icona a pois
Nata nel 1975, la Pimpa è una cagnolina bianca a pois rossi con un’inesauribile curiosità. Vive mille avventure pensate per accompagnare i bambini alla scoperta del mondo, tra meraviglia e semplicità. Dal 1982 la serie animata ha consolidato il suo status iconico, trasformandola in un punto fermo dell’immaginario infantile italiano.

Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato. L’innocente Pimpa si è trovata protagonista di una nuova narrazione, questa volta politica, partendo da un episodio apparentemente innocuo.
L’anguria della discordia
Tutto ha avuto inizio con un post sull’account Instagram ufficiale della Pimpa, in cui lei e il suo padrone Armando mangiano un’anguria. L’immagine, che riprendeva i colori della bandiera palestinese, è stata letta da molti utenti come un implicito riferimento alla causa palestinese. I commenti non si sono fatti attendere e il post ha rapidamente assunto un significato politico, rendendo la Pimpa un simbolo di lotta e resistenza.

Da quel momento, ogni azione della Pimpa è stata reinterpretata in chiave militante. Se corre in un prato verde, per qualcuno “vola verso il futuro socialista e il sol dell’avvenire”; se fa il bagno in mare, sta “difendendo le spiagge libere dall’occupazione privata degli stabilimenti balneari”. Ogni gesto, ogni vignetta, ogni parola della cagnolina a pois viene così letta attraverso una lente ideologica ironica e surreale.
Pimpa figlia della sinistra?
Un ruolo importante in questo processo lo gioca Altan stesso. Oltre alla Pimpa, l’autore ha firmato per decenni vignette satiriche molto esplicite, rivolte a un pubblico adulto e spesso critiche verso la destra e il potere in generale. È forse anche per questo che la Pimpa viene oggi letta come una sua estensione ideologica, un mezzo tenero e colorato per veicolare messaggi politici.

Ma era davvero questo l’intento dell’autore? Altan non ha mai dichiarato di voler politicizzare la Pimpa. Tuttavia, in una cultura digitale che mescola continuamente registri, linguaggi e simboli, nulla vieta a un personaggio infantile di diventare portavoce, anche involontario, di letture sociali più complesse.
Forse la Pimpa non è nata per essere politica. Ma oggi, nel regno dei meme, può esserlo eccome.
La Pimpa fluida e libera
La narrazione social permette oggi di alterare e ricodificare simboli, trasformando ogni personaggio in uno strumento potenziale di comunicazione politica. I meme, in particolare, agiscono come catalizzatori di significati, sovrapponendo livelli di lettura e rendendo tutto potenzialmente ideologico.
Eppure, ben prima di diventare un’icona ironica e politicizzata, la Pimpa era già un personaggio simbolico, portatrice di valori che, a ben vedere, non sono così lontani da quelli oggi evocati online.
Nei fumetti e nel cartone animato, la Pimpa “può fare tutto”: può cambiare colore, duplicarsi, viaggiare in mondi immaginari. È fluida, nella forma e nello spirito.

Il suo messaggio è sempre stato quello della libertà, della curiosità, della scoperta. Non teme l’ignoto, ma lo esplora. Non è rigida nelle decisioni, non ha confini netti, nemmeno nel corpo: è fatta per adattarsi, per crescere, per capire.

Al suo fianco c’è Armando, figura paterna ma mai autoritaria: un padrone che accompagna senza comandare, che lascia la Pimpa sbagliare, imparare, esprimersi. Insieme rappresentano un piccolo ecosistema educativo basato su due valori cardine: libertà e comprensione.
La nostalgia come collante sociale
Il tutto viene accompagnato dalla nostalgia. Un fenomeno non soltanto individuale ma soprattutto collettivo. Secondo Zygmunt Bauman in una modernità “liquida” in cui gli individui vivono tra incertezza, flessibilità e perdita delle identità collettive, il passato (e quindi la nostalgia dello stesso) appare più stabile del presente.
In un presente incerto diventa necessario idealizzare un passato leggibile.

La Pimpa, compagna della nostra infanzia diventa quindi guida del nostro presente. La nostalgia contemporanea diventa una “nostalgia digitale” che crea comunità unite da un sentimento condiviso: la malinconia per un tempo più semplice, più felice.
Dalla Melevisione a Twilight
Lo vediamo con la Pimpa, ma anche con il revival degli anni 2000: serie TV, Melevisione, film come Twilight e High School Musical. Nostalgia delle merendine, dei vestiti, delle canzoni dell’infanzia. Tutti oggetti idealizzati, ma potenti strumenti di connessione.

Tutte cose idealizzate ma fortemente utili per creare connessioni e collettività. La nostalgia è quella che muove il discorso politico, il “ritorno ai vecchi tempi” usato per esprimere un dispiacere verso un sistema politico che oggi non soddisfa.
La compagna Pimpa
Quello che sta vivendo oggi la Pimpa dimostra quanto sia facile, oggi, trasformare qualcosa in un simbolo politico.
Nel caso della cagnolina, un semplice disegno per bambini è bastato per attivare un immaginario collettivo, ironico e insieme anche serio, capace di parlare della Palestina, di diritti, di politica e libertà.

Non è sicuramente un caso isolato ma è l’esempio più evidente di come la cultura digitale sappia costruire simboli in modo veloce ed efficace. Ci ricorda, ancora una volta, il ruolo centrale dei social media nella società contemporanea: strumenti che incidono non solo sulle relazioni individuali, ma anche sui discorsi collettivi, sociali e culturali.
E così la Pimpa, compagna dell’infanzia, si trasforma anche in compagna di lotta.
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